Campo base presso Barangay hall di Mabini, ora locale 19:40
Con un po’ di magone eccoci all’ultimo aggiornamento dalla familiare sala comunale trasformata nel nostro campo base. Ieri all’alba abbiamo smontato il campo in foresta presso Romeo Farm arrivando con 4 porter a Mabini in mattinata distrutti ma giusto in tempo per evitare una giornata ininterrotta di pioggia torrenziale.
In realtà un giorno ed una notte di pioggia battente da spegnere qualsiasi velleità speleologica. Eppure qualche giornata io, Terry e Matjaz volevamo ancora giocarcela! Puntare a 20km? E perché no! Con le lamiere urlanti dalla pioggia, intanto i pensieri di tutti noi stanotte sono finiti alla papuasica Teipoporog Cave: che fine avremmo fatto venerdì con una piena simile lungo le sue fragorose cascate? Che grottone, che giunzione e che culo, diciamolo pure!
Stamattina zero pioggia ma con il fiume che risaliva la scalinata di casa, abbiamo comunque deciso di affidarci al mitico Romolo per un’ultima punta tra fango e previsioni nefaste: giunti in vista del Bugasan, difficile spiegare lo smarrimento alla vista di quella una marea marrone da 30 metri cubi al secondo che vorticano nelle rapide dell’ingresso alto! Paura!
Procedendo dopo una discreta ravanata il risultato una prima grotta di 350 metri non certo dakò (grande) ma decente. Poi, incalzando Romolo, la sorpresa di arrivare casualmente ad Ibingan Entrance, l’ingresso più alto di Bugasan System. Giusto perché avevamo in sospeso delle gallerie aperte, il destino. Nascono così 470 metri di rilievo fino a sbucare nella megadolina da 2 nuovi ingressi!
In totale la soddisfazione di altri 800 metri di rilievo ma rientrando a Mabini la consapevolezza crescente che ormai qui attorno non vi sia più nulla da fare, soprattutto con questi livelli idrici. Da qui l’idea di prepararci e smontare tutto. Eccoci quindi un’ora fa all’ultima cena, stavolta a base di baboy in adobo (maiale a Pasqua, mi pare corretto…) e San Miguel e alla visita a Romolo con tanto di provviste e maglietta di spedizione. Con la bellezza di qualche lacrima scorta su più di un viso.
Al ritorno paghiamo pure l’invito da parte di alcuni simpatici local a berci della tuba (vino di cocco) alla goccia, vero Terry? Dorme…
Domani sarà tempo di insaccare tutto di nuovo. Roba marcia, secca o ancora fangosa. Mute, corde, tende e padelle senza soluzione di continuità. Accontentandosi di oltre 17 km di sogni materializzati in pochi e in pochi giorni e dei capricci di un meteo tutto sommato magnanimo.
Un abbraccio a chi ci segue, a presto
Matteo Pota Rivadossi