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Mactingol Camp Two, dal 15 al 18 Aprile

Dopo esserci separati stamattina (15 Aprile), camminiamo per circa sei ore. Nella prima parte, tra continui saliscendi e solo a colpi di machete, facciamo veramente fatica a guadagnare strada. Poi finalmente, seguendo un rivolo d’acqua, tra una cascatella e l’altra, perdiamo quota velocemente fino ad intercettare il mitico fiume Mactingol.
Restiamo tutti a bocca aperta alla vista di questo grande rio che scorre nella foresta. Ti sembra di essere dentro una scena dei tanti film sulla guerra del Vietnam che, non a caso, sono stati girati quasi tutti in Filippine. (Lonely Planet).
Subito però il nostro pensiero da esploratori del sottosuolo, va a fantasticare su cosa abbia potuto creare questo corso d’acqua una volta che si è inabissato, visto che in certi tratti è largo quaranta metri e siamo in periodo di magra!
Lo seguiamo per un bel pezzo superando anche tre bellissime cascate fino alle vecchie capanne abbandonate dal 2005: ci troviamo in una radura dove il fiume, ormai diviso in più rami, scompare qua e la tra assorbimenti ed inghiottitoi inaccessibili.
Io arrivo al campo con i piedi distrutti da giorni di fango ed acqua: il destro con vesciche sanguinanti ed il sinistro con un principio di micosi. Me ne resterò fermo al campo per tutto il giorno successivo impossibilitato a camminare. Per fortuna nei giorni seguenti, grazie ad una crema veterinaria dei francesi (di solito usata per i cavalli ma che si adatta benissimo al nostro caso), riuscirò a “guarire”… La stessa cosa succederà al Frizzi il giorno dopo.
Facciamo varie battute in zona, ma della Murdered Lizard Cave, la grotta trovata nel 2004 dove dentro scorre il fiume, purtoppo nessuna traccia. Lì ci sarebbero ancora circa 1,5 km da rilevare e sicuramente altra roba da esplorare visto che la scorsa volta i lavori non erano stati finiti causa arrivo dei guerriglieri. Jean Paul è abbattuto, sognava di correre lungo il collettore.
Troviamo altri buchi e grotte per un totale di sei-settecento metri, ma niente di particolarmente rilevante per lo “standard” filippino. Soprattutto sprofondamenti, pozzi max 30 metri e gallerie fossili nelle zone più alte, gallerie semi-allagate con sifoni fangosi nelle parti più basse del carso. Tutti i giorni delle belle sfacchinate senza grossi risultati che cominciano un po’ a logorare…
Faccio anche il mio primo incontro ravvicinato con un cobra mentre sto scendendo un pozzo: per sua sfortuna sarò io ad avere la meglio… Un altro invece più fortunato, mi guarda da una nicchia mentre scendo.
La vita al campo intanto procede tranquillamente. Bebet, perfettamente adattato alla vita di foresta, tra una tazza di caffè e una pentola di riso, ci coccola alla grande. Bravissimo cuoco ma non altrettanto bravo fuochista, se paragonato alle nostre guide che incredibilmente riescono ad accendere il fuoco ovunque anche sotto la pioggia: lo vedo sacrificare le punte delle ciabattine di plastica nel vano tentativo di non far spegnere la fiamma vitale.
La sera del 17 comincia a diluviare: due ore di pioggia torrenziale riescono a far alzare il livello del torrentello vicino al campo di tre metri! Una cosa mai vista: non vogliamo pensare a cosa sarebbe successo se fossimo rimasti più a lungo nell’inghiottitoio di oggi!
Io e Frizzi, d’accordo con i francesi, decidiamo di tornare a Buluan e di unirci all’altra squadra per andare in zone nuove sfruttando il fatto di avere a disposizione qualche giorno in più di loro.
L’ultima cena a Mactingol risolleva alla grande i nostri animi. Una bella iguana gialla e nera di 70 centimetri catturata dal cane di Dandy, sarà sapientemente cucinata da Bebet con erbe varie della foresta e radici di zenzero. Buonissima.

Lillo

Che bel, che bel!
Ma chi l’avrebbe mai detto che nel giro di sole 24 ore mi sarei trovato così lontano dalle comodità domestiche, in una realtà cosi diversa
Arrivati a Calbiga, una piccola cittadina, inizi ad accorgerti già lì di essere un pò fuori dal mondo.
No problem: da li partiamo per 15 ore di cammino per trovarci dispersi in un ambiente dove si ha da subito la percezione che sia lui a farla da padrone, a parte i nostri amici filippini, veri maestri dell’arte dell’arrangiarsi.
Gente straordinaria in grado di prepararti un super campo, con tanto di tavolo panche, sedie e cucina annessa. Il confort prima di tutto, usando solo legna tagliata con l’inseparabile machete, vera e propria estensione degli arti superiori.
Fin qui tutto andrebbe bene sopportando ragni, zanzare, cobra e le inseparabili sanguisughe che si attaccano ovunque.
E fin qui andrebbe anche bene, ma poi arriva lei la pioggia e tutto intorno cambia trasformandosi in un pantano di 30 cm e tutto l’ambiente circostante diventa monocromatico. Ovviamente marrone.
Ed è con questo clima che tutti i giorni si parte per 3-4 ore di avvicinamento per raggiungere le tanto corteggiate grotte. Dove per assurdo stai meglio che fuori.
Poi la gioia di tornare al campo sognando la “comoda” amaca e la sorpresa di trovarla piena di acqua a mo’ di piscina: all’interno galleggiano gli unici vestiti puliti e asciutti. CHE BEL, CHE BEL…
Ovviamente ai meticolosi e perfezionisti francesi questo non succedeva mai…
L’indomani è un altro giorno e come sempre si riparte da capo. Sveglia colazione a base di riso, fango, fango, altre ore di avvicinamento, pranzo a base di riso e, ovviamente, grotta: CHE BEL… Rientro al campo e sospirato bagno al fiume con tanto di sanguisughe… “E’ pronto!”, grida il pota. Cosa c’è stasera? Forse riso… E cosi via per altri giorni per nuove e inimitabili avventure…
Che dire poi dei miei poveri piedi, che dopo giorni e giorni di fango, fango e fango iniziano a sfasciarsi? Unghie nere che si staccano e simpatici funghi che spuntano qua e là tra le dita. “Micosys!”, urla Jean Paul con sorriso quasi sadico…
Ma no problem: ci pensa Bebet che mi prepara un pediluvio caldo a base di radici dal potere curativo. Ovviamente il trattamento avveniva nelle bacinella che più tardi avrebbe contenuto la cena, il famoso risotto ai funghi.
Che dire poi di un nonno di 70 anni che scalzo a 7 ore dal villaggio si aggirava per la foresta con occhialini da piscina, fucile ad elastico con arpione auto-costruito, che si immergeva per pescare in apnea nei gorghi del Mactingol?
CHE BEL, CHE BEL…

Frizzi detto Masimo Benini


Le rapide del Mactingol River


Alain risale un pozzo in foresta


Campo Two Mactingol


Enormi tronchi sul Mactingol


In marcia dal campo Mombon verso Mactingol


Lo stranissimo insetto batuffolo


Lungo il Mactingol River


Micosi, classico regalino del fango


Nuova grotta in zona Mactingol


Raganella


Rapide del Mactingol River


Sosta con i porter prima di Mactingol


Sosta con i porter verso Mactingol

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