Due anni dopo la fortunatissima precedente avventura, è in partenza Samar 2017, l’ennesima spedizione speleologica internazionale in Filippine organizzata dall’associazione Odissea Naturavventura in collaborazione con il Gruppo Grotte Brescia “Corrado Allegretti”. L’iniziativa si inserisce in un progetto esplorativo decennale che ad oggi ha permesso di topografare quasi 120 Km di nuove cavità nella sola isola di Samar, costituendo di fatto il più grande risultato esplorativo mai conseguito da speleologi italiani all’estero.
Dal 3 Aprile al 4 maggio 10 speleologi italiani, e sloveni opereranno su diverse aree carsiche dell’isola di Samar: il carso di Matuguinao, Gandara e Calbiga. Tra i bresciani Matteo Rivadossi, Maurizio Reboldi e Davide Merigo con i geologi Guido Rossi di Verona ed Antonio Cortina di Padova, il vicentino Stefano Panizzon e quattro sloveni: l’esperto speleosub Simon Burja assieme a Marjan Vilhar, Matjaz Bozic e Katarina Seme.
A Samar li attendono alcuni speleologi filippini tra cui la guida Joni Bonifacio di Catbalogan.
Il programma prevede, almeno nella prima parte della spedizione, la sistemazione del campo base nei pressi del villaggio di Barruz (4 ore di navigazione su fiume Gandara o in alternativa 3 ore di camion se la pista è aperta). In testa agli obbiettivi compare un’esplorazione speleosubacquea da record: la giunzione tra la roboante Male-Ho (9 Km di sviluppo e percorsa da un fiume di 2-3 metri cubi/sec.!) con il vasto complesso di Sulpan Cave (14,5 Km e terza cavità per sviluppo delle Filippine).
Parallelamente alle elitarie immersioni, si procederà anche classicamente nel tentativo di raggiungimento ed esplorazione di alcuni notevoli inghiottitoi individuati studiando le carte topografiche, sia nella attigua zona di Matuguinao, sia in quella poco distante di Gayondato.
La parola a Matteo Rivadossi, capospedizione:
“Ancora in Filippine, per me è la dodicesima volta! A due anni di distanza torniamo a Barruz con il sogno di chiudere un’altra difficile giunzione, probabilmente possibile solo per gallerie allagate. Ancora quindi ai sifoni già parzialmente esplorati dal grande Gigi Casati che, negli ultimi giorni di Samar 2015, procedette controcorrente nel difficile sifone a monte in Sulpan e scoprì un labirinto sommerso di 5-600 m sul fondo complicato di Male-Ho. Senza tuttavia scovare il collegamento fisico tra le due cavità. Arrivammo a spremere le nostre ultime forze, mancavano forse poche decine di metri (chimere senza topografia) quando ormai il tempo a disposizione e pure il meteo erano finiti!
Quest’anno Gigi purtroppo non ci sarà, bloccato da un fastidioso mal di schiena: dovremo quindi scommettere tutto sul solo Simon Burja che sotto il carso di Calbiga con Gigi nel 2015 esplorò quasi 3 km sommersi. Incredibile la coincidenza della loro doppia giunzione avvenuta dopo vari tentativi nel medesimo giorno, nel medesimo istante con due squadre diverse: Simon, entrando dall’inghiottitoio di Palaspace con 560 m di sifone, sbucò a monte del Sistema di Borabot-Ludi Bito-Camparina Cave; Gigi dal fondo di questo, percorrendo altri 500 m allagati, arrivò nell’amonte attivo della ciclopica Langun-Gobingoob Cave (che contiene tra l’altro una delle sale più grandi del mondo, 400 x 150 m), realizzando così all’unisono un unico sistema da 17 Km, seconda cavità per sviluppo delle Filippine!
Forte quanto umile, di Simon se n’è sentito parlare di recente per le sue performance all’Abisso René in Kanin (dove partendo da -1280 m si è immerso a -85 raggiungendo i -1365 m e tirando 250 m di filo…) e per il suo contributo al Progetto Timavo risultandone uno dei migliori speleosub.
Collegare Sulpan e Male-Ho in un unico mostro da 25 Km beh, sarebbe davvero un sogno, forza Simon!
Mentre una parte del gruppo sarà di supporto al sub, l’altra potrà dedicarsi all’esplorazione di vari target scovati dalle mappe e dalle foto satellitari: il più incredibile pare un enorme traforo situato una decina di Km a Nord, già nelle mire delle spedizioni 2012 e 2015 poi non raggiunto per problemi socio-politici: vedremo solo sul posto, al cospetto di quell’immenso portale di cui abbiamo sentito tanto raccontare, se si tratti davvero di un enorme fiume che sparisce per qualche chilometro in linea d’aria o di pura leggenda!
Simon, quest’anno dotato di rebreather, conta anche di continuare l’immersione a Balogo, la profonda e promettente sorgente del recente complesso di Calbiga (Langun-Gobingoob-Borabot) che con Gigi aveva percorso fino a -80 m a 300m dall’ingresso, distanza al limite del circuito aperto usando solo aria e non miscele. Un chilometro più avanti, sempre direzione sud, lo aspetta il fondo del complesso! Ma che sballo sarebbe?
Dopo due mesi di snervanti preparativi, carichi di materiali quanto di dubbi e aspettative, non vedo l’ora di essere sull’aereo. Come sempre mi aspetto di spaccarmi la schiena su quei maledetti mezzi o lungo quei viscidi sentieri ma poi di aprire gli occhi trovandomi finalmente in quei luoghi ormai tanto familiari da mancarmi troppo. Vi ritorno con tutto il cuore benché nel 2012, nel corso della penultima spedizione, abbia contratto una pericolosa encefalite virale, l’ameba e pure una seconda ancora sconosciuta parassitosi che, assieme, mi hanno regalato 3 ricoveri e 4 mesi di astenia!
Come al solito laggiù ci affideremo ai locali, sempre insuperabili nel muoversi in foresta. Con alcuni di loro abbiamo ormai un rapporto di fraterna amicizia: la loro ospitalità, le loro informazioni ma anche la semplice traduzione dai vari dialetti all’inglese, saranno preziosissimi per riuscire anche solo a spostarsi in un territorio così particolare come quello del carso tropicale. Per di più caratterizzato da un delicato equilibrio socio-politico, visto che in zona permangono problemi legati alla guerriglia maoista del New People Army.
Speriamo di trovare della bella roba, soprattutto di passare un’armoniosa avventura umana. La sento un po’ come una responsabilità quella di vedere gasati tutti i miei compagni, dai più smaliziati ai ragazzi nuovi che, per la prima volta, si troveranno alle prese con il gigantismo della speleologia tropicale ma anche con l’abnegazione che queste spedizioni richiedono.
In un momento in cui alcuni fenomeni da palestre, social e patacche distillano torcibudella da pseudo-speleologia inebriandosi del nulla, sono ancor più orgoglioso che su 10 persone non ci sia nessun cercatore di gloria. Come sempre nel nostro stile: prima si fanno le cose (tante), poi eventualmente se ne parla (poco)…”
Per vedere qualche immagine ecco il link della precedente spedizione: https://www.ggb.it/samar-2015-report-finale
Per chi volesse seguire gli sviluppi di SAMAR 2017 l’appuntamento è su questo blog che verrà aggiornato pressoché quotidianamente grazie ad un collegamento satellitare.