Mabini. 14 aprile 2025
Giornata lunga quella di oggi, iniziata a mezzanotte come già accennato nel precedente post, non si poteva non celebrare il compleanno di Teresa a suon di improbabili gin-Sprite, birra, dolcetti, il tutto farcito da ricordi, chiacchiere e racconti con gli amici francesi che al mattino ci saluteranno. Forse era meglio non tirare le due e mezza, visto che stamattina la solita routine di colazione, organizzazione targets e preparativi stenta ad ingranare…
Salutati i cugini d’oltralpe partiamo con Romolo in direzione di una dry cave in riva sinistra del Bugasan. Sarà il primo grande bridge visto nel 2023 che ci permetterà di guadagnare la sponda opposta: che spettacolo e che ricordi rivedere questo incredibile posto! Usciti dalla vegetazione entriamo in una sezione, recentemente deforestata, che probabilmente era il paleo-corso del nostro river in chissà quale era. Ci manca già la copertura vegetativa che ci proteggeva dal sole che oggi è particolarmente arrogante. Dimensioni importanti e, se tanto mi da tanto, la dry cave sarà con il botto!
Le nostre aspettative però, purtroppo, saranno subito disattese quando, non appena riguadagnata l’ombra della foresta, ci si presenta una piccola fessura che da accesso a piccoli ambienti conosciuti dai locals probabilmente per i nidi di rondine che ci sono appesi qua e là. Che “post de merda” diranno gli amici lombardi senza nostalgia dei pertugi made in Cariadeghe.
Vabbè dai, non può essere sempre domenica, si infatti è lunedì e il nostro turno lavorativo è appena all’inizio!
Proseguiamo serpeggiando verso sud fino a notare un piccolo sprofondamento con scorrimento: sarà la porta d’accesso a quello che chiameremo Canyonino, una grotta che percorsa da valle e a monte dell’ingresso, chiude con sifoni i suoi 300 metri di sviluppo di ambienti allagati e piccole cascate.
Si continua verso valle fino e riguadagnare la sponda destra del Bugasan in coincidenza con la “dam”, la diga che in certi periodi dell’anno convoglia le acque del fiume per allagare le risaie attraverso il lungo canale che spesso abbiamo usato come via di accesso alle zone esplorative. Piccola nota, la portata calcolata “spannometricamente” sullo sfioro dello stramazzo risulta circa 5 metri cubi al secondo!
Subito dopo la diga in riva sx, una piccola risorgenza rilevata per una ventina di metri potrebbe essere, molto probabilmente, l’esuttore del Canyonino.
Di nuovo in riva sinistra in corrispondenza di un’ansa impressionante preceduta da uno spettacolare relitto carsico al centro, su per una “pontara” che il “lolo” Guido eviterà aspettandoci su suggerimento della nostra guida, un’altra dry cave.
Si tratta molto probabilmente di una piccola sezione fossile del Bugasan che ora è decorata da concrezioni bianche, imponenti colonne e colate cristalline.
Il lungo turno è finito, direzione Mabini con immancabile pit-stop per il cocco dissetante prima di entrare in un paese tutto carico per la festa dei diplomi delle scuole elementari che si terrà stasera.
Lillo