Sopito per anni, Aladino è tornato ad animarsi a metà Agosto in occasione di un variopinto riarmo bresciano in compagnia di Silvia, Alessandra e Luca da Genova arrivati con Maria e Daniele da Torino. Quasi 500 metri di corde per 50 attacchi, molti dei quali nuovi; poi al fondo a-350, godendo del riverbero del marmo pulito, della generosità delle dimensioni di questo gigante nostrano incastonato nel granito d’Adamello.
Usciti in piena notte l’atmosfera magica della malga Casinei di Nova ancora una volta rapisce tutti davanti all’ipnotico fuoco, ormai appannaggio delle vestali di turno: la prodigiosa coppia Silvio-Elisa, che ci seduce con fumi di fantastiche salamine e giochi di filanti formaggi fusi. Che giornata! Soprattuto se poi se ne passano altre 2 in Val Daone ad arrampicare…
L’importante era appunto riarmare. Così subito dopo scatta la prima di una serie di punte esplorative coordinate da Frizzi e Mauri nella zona de “I tetti di Bagdad – Salone dell’Immenso Genio”. Il risultato? Una bella arrampicata sul nero del “Pozzo dell’Immenso Genio”, un bel anello di circa 100m che ricollega a metà del “Pozzo Punk”, e soprattutto il rifacimento di tutto il rilievo del ramo superiore (La Casbah) scovando molte prosecuzioni.
Il 21 settembre Luca “ Pedro” Pedrali, aiutato da poche robuste anime (tra cui Mauri di Rovereto e Dario di Trieste), si immerge nel sifone Smeraldo che chiude il fondo di Aladino. Poche le speranze lasciate dal sopralluogo di Casati del lontano 1995 ma, essendo il punto più esteso della planimetria e quindi il più prossimo alla sorgente del Fontanone, valeva assolutamente la pena verificare.
Immaginate il suo sbigottimento (che diventerà paranoia collettiva appena dopo…) quando, seguendo il filo di Gigi, uscirà 40 metri dopo trovandovi pure una corda che risale scavallando in un meandro allagato!
“Non è possibile!”, esclamiamo. E chi mai avrebbe passato il sifone senza vantarsi della piratata? Ma poi chi sarebbe stato in grado di salire su quel camino liscissimo? Dei 2-3 italiani capaci di farlo nessuno è mai passato di là.
Ma no, quella corda marcata di verde (esattamente come Gianni Guidotti mi ha confermato faceva) non può che essere stata messa dall’alto, quindi dal Fontanone! Allora vuoi vedere che Gigi, pensando fosse un anello, immergendosi tra terzo e quarto sifone del Fontanone (in un’occasione proprio aiutato da Gianni, in un’altra da Bolanz), senza saperlo aveva collegato le due grotte già nel 1996? No, incredibile!
E’ il delirio più totale. Per tutti ma soprattutto per me che ormai non dormo del tutto: ma come ho fatto a sbagliare il posizionamento delle topografie sulle carte di ben 300 metri? Che abbia utilizzato un fotocopia della cartina non in scala?
La pazzia si trascina furiosa fino a sabato 28 settembre quando Pedro e Gigi sono precettati a risolvere l’arcano passando proprio dal Fontanone. Ecco allora un’altra bellissima giornata con ben 10 aiutanti, compreso Fabio del Progetto Sebino, che si inerpicano fino all’enorme bocca della sorgente. Poi i due folli spariscono nel blu del 1° sifone, giusto un’ottantina di metri a monte della cascata, dopo la grande galleria.
L’attesa pare addirittura rilassata, visto che l’ipotesi dell’errore cartografico prende sempre più piede. Il dramma però ricomincia 5 ore dopo quando Gigi e Pedro, riemersi, ci stroncano con la notizia che della corda non v’è traccia! Pur trovando un centinaio di metri nuovi di grande galleria aerea più pozzo-camino da 40m, è quasi una bastonata per tutti.
Il mistero di nuovo si oscura annegando ancora l’idea di una delle traversate speleo subacquee più affascinanti. E di pensieri ormai non ne abbiamo proprio più. Non ci resta che tornare presto ad Aladino sfregando bene la lampada. Proprio come volevamo…
Matteo “Pota “ Rivadossi