La consegna delle stampe a Bebete ed al Muto
Tacloban, pur trovandosi su Leyte, è la città di riferimento anche per Samar, terza isola per estensione e certamente tra le più selvagge dell’arcipelago filippino che ne conta ben 7107; scogli esclusi, spero… Ieri mattina alle 11 abbiamo lasciato il caos quasi accogliente della città a bordo di un minivan straripante di sacconi. Alla guida il simpatico padrone del Manabo Lodge che, tra uno slalom e l’altro, ha sfoggiato con fierezza il suo nuovo tamarro claxon cinese a venti melodie.
Un po’ meno performante invece la prestazione del motore proprio sulla rampa dello spettacolare ponte di San Juanico. Per fortuna poi l’arrivo in Samar è in discesa. Qui la prima cosa che colpisce il viaggiatore è il verde intenso: palme e risaie brillanti che accompagnano l’occhio tra piccoli rilievi e povere capanne.
Arriviamo a Calbiga in meno di un’ora preceduti di poco dagli amici francesi che saggiamente si sono sacrificati prendendo l’autobus. La strada che dal cimitero porta a casa Dacut è fatta di riso steso ad essiccare ma passarci sopra con le ruote pare normale: “Salamat!” , che in Warai-Warai significa grazie, diviene adesso “Oh, scusa se ti mando all’aria un raccolto intero”…
E’ sempre un’emozione ritornare qua, rivedere Bebet e la moglie e sentirli come dei parenti. Dal nostro grande personaggio padrone di casa apprendiamo con esultanza che la situazione politica è tranquilla e nostri permessi sono, diciamo, oggetto di contrattazione… Evidentemente la diplomazia iniziata qualche mese fa ha funzionato!
La sera arriva presto, anticipata dalle volpi volanti che con il loro metro di apertura alare riempiono fittamente gli alberi davanti a casa. All’ora di cena spunta guarda caso anche il muto, quest’anno versione rockstar con capelli folti e cotonati.
Immancabile il solito show da parte della mascotte del paese poi via a cena: ma dove? Per mangiare dobbiamo implorare le svogliatissime ragazze del ristorantino del ponte evitando accuratamente il piattino di fegato con un migliaio di ragnetti dentro. Sì, la cena di pesce grigliato di ieri sera in città effettivamente la rimpiangiamo tutti!
San Juanico bridge
Il ponte di San Juanico che collega Leyte a Samar
Riso steso ad essicare sulla strada
Calbiga, 2 Aprile 2009 ore 21:50
Oggi è stata una delle classiche giornate che mettono a dura prova qualsiasi entusiasmo speleologico ma sappiamo che attendere sarà l’imperativo anche per i prossimi giorni. Tra una ricca colazione e pennichelle varie ne approfittiamo per stendere i materiali e preparare una lista di cose da acquistare l’indomani a Tacloban. In mattinata è arrivato anche Joni, reduce da un’altra spedizione francese che tuttora opera non lontano dalla nostra zona: è gobbo e sudato. In spalle ha una sacco come la befana ma arancio da operaio dell’Anas. Fortunatamente per lui ci ha portato tutta la parte di corde e moschettoni stoccate a casa sua. Lui è l’unico professionista tra noi: ha tappezzato Samar di pubblicità e vive accompagnando gente in grotta. Noi invece accompagnamo lui…
Non gira un filo d’aria. La pelle appiccica mentre l’odore di muffa e la polvere rossa della tenda che ci farà da campo per una ventina di giorni riempie lo stanzone. Fuori subito al sole maledicendo il bambo che l’ha messa via bagnata e soprattutto Frizzi che l’aveva controllata…
Fuori subito, stesa con noci di cocco e pietre da contrappeso. Anche se poi vi resterà solo qualche minuto prima del solito scroscio d’acqua improvviso. Eppure 2 minuti fa il tempo era perfetto, come stanotte prima del temporale, del resto!
La serata arriva tranquilla con i geki che pare gracidino il loro nome.
Per cena troviamo addirittura un ristorantino con tanto di pesce secco fritto e San Miguel da litro incredibilmente fresche. Ci vuol poco a commuovere il nostro geologo Rossi!
A casa arriva un’altra piccola novità riguardo i nostri permessi: qualcuno è arrivato dalla foresta e… peccato che non possa spiegarvi tutto di questo romanzo che stiamo vivendo.
Alla prossima puntata , Matteo.
Tipica bancarella
Il Calbiga River che nasce da una valchiusana di 20 metri cubi
Tuffo dal ponte di Calbiga
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