Mabini, 10 aprile 2025
Finalmente siamo di nuovo a Mabini, nel distretto di Basey, sull’isola di Samar.
A differenza di due anni fa, quest’anno abbiamo affrontato un vero e proprio viaggio della speranza: ancora prima di partire!
Lunedì sera Matteo, Nadir, Claudio, Lillo ed io ci troviamo alla sede del Gruppo Grotte Brescia per sistemare i sacconi e qui inizia il primo di tanti traumi: Air China prevede un bagaglio in stiva di 23 chili… alcuni sforano i 28 e iniziamo a togliere persino l’essenziale, maledicendoci per questa sfiga e concludendo: se ci sarà da pagare, pagheremo. Alcuni soci del GGB vengono a salutarci e farci compagnia per brindare alla spedizione. Dopo poche ore di sonno, ci ritroviamo a Brescia e partiamo alla volta di Malpensa, intoppi zero se non per i pesi ma riusciamo ad imbarcare il tutto senza l’extra carico, brindiamo con il Nipozzano come da tradizione e passiamo i controlli di sicurezza senza problemi relativi alle batterie, power bank, casco speleo e quanto di elettronico ci serve ed è di vitale importanza per la spedizione. Partiamo quindi per la volta di Pechino, con un volo di 11 ore e uno scalo di 14 ore li… Appena usciti dal gate, io trovo subito il tour (gratuito) per andare a visitare la muraglia cinese, sia mai che l’architetto che è in me non pensi a come far star su due pietrine secolari… Ci passa così rapidamente la mattinata e torniamo al Beijing Capital Airport pronti per il secondo volo, decidiamo di passare subito i controlli per non avere sorprese ma qui veniamo tutti fermati: le batterie e i power bank devono avere indicati obbligatoriamente gli ampere, se non sono presenti questi dati il materiale non può passare. Ci controllano tutto e, uno ad uno, veniamo mandati al controllo al banco specifico della sicurezza. Claudio, il primo ad essere “trattenuto”, appena mi vede mi dice: “si son tenuti due batterie”… e così si inizia a tremare, ci tengono bloccati un’ora e mezza a controllare tutte
le batterie, vanamente cerchiamo di implorarli, inutile far capire l’importanza di portare con noi tali batterie. I cinesi, però, sono irremovibili: “senza ampere indicato, la batteria rimane a terra”. Le proviamo tutte, io dal sito di Samsung faccio vedere la potenza delle batterie della zebra ma non c’è indicato l’amperaggio su di esse e cinque mie batterie rimangono a terra (riesco almeno a salvarne una e a salvarmi la mia vecchia batteria della sbrasa che non presenta l’ampere indicato). Si apre però lo scenario peggiore: abbiamo 12 batterie della sbrasa che non presentano i loro requisiti, discutiamo, ma siamo costretti a cedere sacrificandone una, speranzosi del fatto che basta quella come prova, la risposta è secca: “ora dovete dimostrarlo per tutte!” E così ci troviamo a fare una cosa “mortale”, massacrare le custodie delle batterie dove sapevamo di poterle poi riparare alla meglio e cercando inoltre, attraverso rapidi scambi, di sostituire quelle ancora intatte con quelle già visionate.
Nonostante questi tranelli ben 10 vengono aperte ma solo 1 rimane a Pechino. Abbiamo veramente temuto di veder saltare la spedizione, perché perdere le batterie della sbrasa significava veder sfumare il lungo campo in foresta. Siamo liberi, partiamo da Pechino e, dopo 5 ore, atterriamo finalmente a Manila. Qui dobbiamo incontrare Matjaz, che miracolosamente si è posizionato in un posto facilmente visibile e decidiamo di fare subito il check-in per passare i controlli sicurezza: i filippini non ci dicono niente sulle batterie, chiedono solo spiegazioni per cosa servono e tutto fila liscio (maledetti cinesi!!!!!!!!!).
Finalmente dopo un po’ di ore di attesa, prendiamo il volo per Tacloban e alle 8.00 ci ricongiungiamo anche con Guido e Joni! Dopo le fotografie di rito, andiamo subito a fare la spesa in un centro commerciale, per poi iniziare a cercare le batterie per le due luci di scorta mie e di Claudio e altro materiale che ci servirà, infine ci fermiamo da Ocho a mangiare il pesce e dire che quel pesce è buono, è veramente poco! Dopo un pranzo infinito, ripartiamo sul van questa volta in direzione Mabini.
La prima tappa però è a Basey, municipalità di Mabini dove incontriamo un referente incaricato dall sindaco e spieghiamo quanto fatto e trovato due anni fa. L’emozione è tanta quando ci dice che per loro è molto importante quello che stiamo facendo, perché può dargli la possibilità di implementare il turismo e dare così lavoro a Mabini.
Ripartiamo e finalmente nel tardo pomeriggio arriviamo a Mabini, quest’anno non siamo più alloggiati alla Barangay House, ma nell’asilo della Barangay, non possiamo proprio lamentarci dell’ospitalità e cordialità dei filippini! Sanno sempre come stupirci… e, ora che scrivo dall’asilo e osservo come abbiamo già adibito tutto a zone: notte, magazzino, cibo, ricambi, stenditura, non riesco che a sorridere mentre crollo dal sonno dopo queste 72 ore senza mai realmente dormire più di 2 ore di fila.
Per ora da Mabini è tutto!
Ps. Ovviamente nel villaggio ad oggi non c’è l’acqua corrente… speriamo sia l’ultima volta…
Teresa/Peppa