Ciao Holly e ciao a tutti, sto parlando dall’Ingresso di Krubera, mi trovo esattamente sopra l’attacco a cinque punti dove parte la prima corda che viene poi inghiottita dal buio. Non è stato complicatissimo arrivare fino a qui ma, come sempre, un po’ avventuroso: ieri eravamo alla frontiera dove siamo riusciti a passare in un caos di persone allucinante, abbiamo percorso un mercato molto affollato in alcune vie secondarie e poi siamo entrati in una specie di imbuto gigante fiancheggiato da lamiere roventi al sole, popolato da cani agonizzanti, bambini che piangevano, gente che litigava per passare: non capivamo bene dove fossimo ma questa era la frontiera pedonale, quella secondaria. Tutte queste persone venivano infatti convogliate in restringimenti, piccoli imbuti che avevano la funzione di tornelli dove spingendo in qualche maniera e tra gli insulti delle guardie doganali si sbucava al confine russo tutto sommato senza troppi problemi. All’ingresso in Abcasia c’è stata invece un po’ di adrenalina, niente di grave ma grazie ai russi siamo riusciti a passare… raccontiamola così.
Dimenticavo che fino alla frontiera chi ci ha accompagnato è un personaggio che si chiama Dima, Dimitrio, un tale molto sgamato ed abituato a queste situazioni, tanto da potersi portare la famiglia al seguito. Fisicamente si tratta di un incrocio perfetto tra Japan e ciro: occhi e testa di Ciro e dal naso in giù Japan, anche nella parlantina. Il problema è che parla solo russo e quindi con lui al confine c’era un altro Dimitrio, quindi Dima & Dima, che non sapeva nulla della spedizione, non è speleo, non c’entra niente con Krubera ma, sapendo l’inglese, traduceva velocemente quello che ci dicevano, ci diceva cosa succedeva e cosa avremmo dovuto fare esattamente in ogni momento: una situazione un po’ strana con questa telecronaca in stereofonia.
Passato il confine Dima interprete ci ha abbandonato e ci ha accolti Katia, che avevamo già conosciuto in Velico e che mi aveva fatto da guida a Mosca. Su ordine di Denis doveva accontentarci in tutto ed infatti ci ha portati a al ristorante, ci ha portati al mare e poi in una villa stupenda con docce calde e tutte le comodità ed il tutto come ospiti a spese della spedizione russa quindi un servizio veramente con i fiocchi. Salutata Katia ci ha raggiunti la moglie di Denis, la cara amica Jenia, che ci ha poi accompagnato al campo. Ovviamente la moglie del capo spedizione non è certo una che rimane a casa a fare la maglia: nei suoi tre giorni liberi infatti ha salito l’Elbrus, la vetta più alta della Catena del Caucaso con i suoi 5.642 m.
Questa mattina, lunedì, ci aspettava il mezzo 4×4 per la salita al campo. Mi trovo in compagnia di Giuseppe e Roberto Antonini che ho incontrato a Vienna e che mi fanno da angeli custodi e da cui cerco di imparare in fretta. In questo momento in grotta ci sono problemi perchè i sub hanno rotto un Rebreather (Un Rebreather è una macchina che recupera in parte o totalmente il gas espirato, ne elimina la CO2 e reintegra l’O2 consumato mediante un sistema che ne controlla la pressione parziale o la percentuale). Ci sono in grotta cinque speleo-sub ma sono Yuriy Bazilevskiy tenterà il passaggio del quinto sifone. Gli altri faranno assistenza dal secondo in poi. Una squadra è rientrata a Sochi in un dive-center per avere il pezzo di ricambio.
Campo base Krubera
A sorpresa abbiamo anche trovato ad attenderci i nostri amici Polacchi, vecchie conoscenze che incontro in ogni spedizione, erano impegnati in un campo nei dintorni e li ho incontrati mentre se ne andavano: qualche sguardo strano ma ci siamo salutati volentieri. Sempre a sorpresa Denis si è ritrovato al campo una spedizione lituana che non era prevista e che vorrebbe tentare il fondo ma senza corde, quindi a spese dei russi. Denis ha gentilmente acconsentito ma facendo presente che, mettendo a disposizione le proprie corde e moschi, si sarebbe riservato di decidere i tempi ed i modi del loro ingresso in grotta: in poche parole usate le mie corde ma decido io quando entrate e dove arrivate. Si sono infilati quindi subito in grotta nel tentativo di raggiungere il fondo (che Denis non vede molto fattibile dopo averli brevemente studiati) il tutto in fretta per lasciar spazio poi alla spedizione di casa.
Non abbiamo ancora ben chiari i nostri compiti, per ora sappiamo di dover portare Mercoledì materiale a -700, soprattutto benzina e carburo, con l’ordine di uscire subito. Tra qualche giorno, invece (quattro o cinque presumibilmente) l’idea è di raggiungere Bazilevskiy.
Una curiosità del campo: Denis mi ha detto che quando è arrivato si è trovato all’ultimo minuto una mini spedizione composta da due biologi Portoghesi, ben volentieri accolti da lui e da tutta la spedizione russa, che hanno analizzato l’acqua del campo, fatto ricerche su flora e fauna in grotta e nei dintorni dell’ingresso. I risultati delle analisi fatte sui nevai presenti intorno al campo hanno rivelato che l’acqua bevuta in dieci anni di spedizioni non solo non è potabile ma è anche velenosa. Ridendo Denis ha detto che per questo sono stati cacciati dal campo e che loro continueranno a bere la stessa acqua che fino ad ora non ha mai fatto male a nessuno. Hanno anche trovato un insetto endemico che hanno chiamato Papus Klimchouk, in onore ovviamente di papà Klimchouk.
Per ora è tutto, il morale al campo è altissimo, ci sentiamo presto con nuovi aggiornamenti.
Marco Ba
I nostri sponsor: