Sabato 6 febbraio finalmente anche i soci non residenti riescono a partecipare all’attività speleologica in quel di Serle.
Vicky, Max, Mac, Giorgio e Davide Merigo del GGAG; ritrovo blando ma una volta con gli zaini in spalla si viaggia spediti verso la zona tra monte Pedule e la Casina del Cumù.
Arrivati all’ingresso, ribattezzato “Lo Zar”, Giorgio e Davide armano e scendono il saltino lasciato in sospeso la settimana scorsa, giorno in cui, spostando qualche sasso da una chiazza di neve disciolta notata da Max, si è aperta una verticale di 7 m da dove parte un ulteriore saltino non sceso per mancanza di materiale.
Dopo poco, spostando qualche sasso, trovano la prosecuzione.
Inizia così un lavoro non-stop per rendere transitabile il passaggio Sgragragra, reso efficiente dall’alternanza di squadrette tra dentro e fuori; dopo circa 3 ore siamo pronti ad esplorare.
La cavità è impostata su frattura caratterizzata, nel suo scendere in verticale, da intasi e frane sospese. Scesi 15 m la frattura pare allargarsi, le pareti sono distanti anche più di 2 m, la china detritica porta verso un saltino di 2 m intasato di sassi e poco più avanti un breve e stretto meandro in arrivo porta un velo d’acqua giù nel saltino.
Grazie all’ausilio del leverino, precipitato dall’alto 2 ore prima, si trova un passaggio. Scendo sola per stretto e bagnato pertugio e, dopo una verticale di 4 m mi ritrovo in una saletta dal pavimento concrezionato bianchissimo con l’unica prosecuzione rappresentata da un pozzo di 3 m, per ora intransitabile, circondato da colate concettive e restringente verso il basso; sul fondo vi scorre il piccolo attivo serpeggiando in quello che sembra essere uno stretto meandro.
L’aria sale da qui: sia la sua velocità che la temperatura “calda” promettono bene perciò, anche se si dovrà rendere più agevole qualche passaggio, merita l’approfondimento delle ricerche esplorative… in tutti i sensi.
Vicky