Buluan, Camp Zero giovedì 16 aprile 09 h 23:30
Dopo aver girovagato 2 ore come zoombies cercando la tacca buona del segnale gsm, in questo momento da due mezze telefonate abbiamo capito che i ragazzi a Mactingol non sono riusciti a ritrovare Lizard (la grotta con il mitico collettore) pur cercandola per 6 ore gps alla mano; in compenso sono incappati in 2 grotte nuove sui 400 metri e su un inghiottitoio molto promettente. Micosi permettendo (Lillo fuori uso e Frizzi con i piedi di Padre Pio), dovrebbero tornare alla carica oggi. Probabilmente sarete più informati voi visto l’aggiornamento diretto via sat mentre noi siamo costretti ad una serie di penosi tentativi di contatto. Forza ragazzi, allez garçon!
Noi qui a Buluan non possiamo far altro che aspettare qualche novità per poterci organizzare di conseguenza. Abbiamo torchiato tutti con terzi gradi da sfinimento: gli obbiettivi interessanti paiono tutti a 6/7 ore di marcia guarda caso tutti allineati sull’ipotetico asse Mactingol-risorgenza di Kalidungan.
Oggi abbiamo verificato le ultime possibilità attorno al villaggio: quella deludente è l’inghiotttitoio di Tinunuran che è impercorribile. Quella buona è che a soli 20 minuti siamo rimasti assolutamente sbalorditi davanti ad un sotano davvero enorme ed inatteso: Kanibot Bito, lo spettacolo di una bocca di 50 x 60 metri di diametro per una novantina di profondità che squarcia una zona piana e deforestata. A seguire l’impresa di Claudio mezzo villaggio, compresa una mamma che allatta e un personaggio con il solito galletto da combattimento sotto il braccio. Il Gnaro è un puntino appeso al nulla per i bambini che si sporgono troppo sul cedevole bordo d’argilla.
Nei paraggi, superando una difficile disarrampicata ma solo per nonessere surclassati dai filippini che ci precedono in ciabatte, scendiamo anche Kanibot 2, una depressione minore profonda una quarantina di metri in cui convergono alcuni rivoletti e relative colate calcitiche. Alla sommità di una di queste ci infiliamo in una condotta di attiva lunga meno di 50 metri. Vedo che un local sta scalpitando dietro a Claudio e gli presto il casco. Niente di meglio di 14 led per raccogliere granchi bianchi! Per la nostra merenda invece solita sosta coconuts.
Appena al campo la nostra personale tragedia elettromeccanica, il crollo dell’orgoglioso sistema generatore 24 V più inverter: la cordina del maialino e la sua molla satanica vengono ripristinate con 2 ore di litanie che, sentendole ripetere dai curiosi bambini, sembrano continuare idealmente le evangelizzazioni cattoliche del 600… L’inverter invece è proprio andato. Segue il pellegrinaggio alla casa dell’Archimede locale che sfoggia un infernale generatore auto-costruito ma poi lo show si conclude con un ingloriosa mancanza di gasolio. Altro non resta che spedire Dundy e Doi Doi a Biri, un’ora di corsa da qui e soprattutto ultima scossa utile.
Se ci chiedete cosa potevamo aver mangiato per cena, la risposta è sempre riso e sempre con una quantità di aglio da paura. Ma da bere? Incredibile, passando da un botteghino ho intravisto due bottiglie di coca. Riserva speciale 5 anni, a giudicare dall’aspetto. Schiuma calda sgasata ma pur sempre coca! Guido intravede il blando stordimento di un Cubalibre ammazzandosi un rum Tanduay tutto da solo.
Fuori c’è una stellata magnifica. Io e Claudio sui gradini stile pollaio della capanna, appena prima di cadere nel sonno degli antistaminici ingoiati per le mille punture, teorizziamo di parmigiano, di olio e di prosciutto. Anche di donne. Intanto attorno solo insetti: conviene spegnere le frontali e dare la parola ai grilli seguendo le lucciole sotto le palme.
Biri, venerdì 17 Aprile (eccome che porta sfiga!)
Dopo una notte insonne aspettando il computer, all’alba arriva Dundy che pensavamo intercettato da chissà quale banda armata piuttosto che ubriaco. Un sospiro, due minuti di felicità ma purtroppo è scarico! Forse il cavo inserito, forse hanno provato ad accenderlo, boh. Poco importa ormai. Via di corsa. Un’ora con Claudio sotto una calura asfissiante ed eccoci qua a scrivervi approfittando di ricaricare tutti i nostri aggeggi.
Inutile dirvi che situazione. Attorniati da decine di persone. Senza un filo d’aria, tutti addosso a vedere la novità del nostro circo. Ancora 3 ore di carica, sperando di finire anche questa punta…
Alla prossima, salutoni da Matteo Pota e Claudio Gnaro
Squadra Mactingol
La nuova grotta che sembrava promettente chiude anch’essa su sifone. Hanno ovviamente topografato tutto, anche le altre cavità già viste ieri. Lizar Cave non è stata trovata nemmeno oggi. Un acquazzone tropicale ha complicato le cose.
Frizzi ha contratto una “micosi” ai piedi e per un paio di giorni è fuori uso.
Nel frattempo hanno ricevuto una nuova segnalazione di una grotta “molto lunga”, domani andranno a verificare.
Gianni Garbelli
All’ingresso di Kanibot 2
Arrivo alla base della corda
Eroi che giocano a 40 gradi!
Granchio in Kanibot 2
Il Gnaro si appresta a scendere il sotano di Kanibot
Il passaggio del nodo a -40
Il vuoto attorno al Gnaro
Lo schiavista
Risalita
Tra gli spettatori anche una mamma che allatta
Un carabo, trattore dell’agricoltura filippina
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