Calbiga Base Camp, mercoledì 20 Aprile 2011 ore 23:40 (ore 17:40 in Italia)
Ciao a tutti, vi anticipo che eventuali castronerie scritte potrebbero essere dovute alla difficile merenda di oggi pomeriggio, 60 spiedini e 9 litri di San Miguel in 4…
Beh, potrei raccontarvi che era quasi obbligatoria essendo rientrati verso le 13 da un mini campo di 2 giorni a Langun con l’obbiettivo presuntuoso di una doppia immersione: io, Jean Paul e Lillo a valle per esplorare il post sifone, Marc accompagnato da Davide, Tristan e Guido a monte verso la giunzione con il sistema di Borabot-Ludi Bito-Camparina Cave.
Arrivando sul fiume avevamo già capito che la portata e la visibilità non erano migliorate per niente. Marc non sembrava convinto di immergersi fin dal primo momento…
A nulla è valso infatti il paziente accompagnamento dei ragazzi che hanno gestito il trasporto dei materiali, 3 bombole più rebreather laterale messi sul canotto per tutti i 500 metri allagati verso il sifone, visto che 50 metri prima di arrivarci Marc decideva di lasciar perdere.
Nessuno ovviamente pretendeva di più di un onesto tentativo – per carità – ma è stato un peccato davvero per tutti visto che un semplice sopralluogo avrebbe probabilmente sciolto molti dubbi sulla reale lunghezza del sifone. Forse solo pochi metri per poi sbucare in galleria aperta. Vivida la sensazione che il complesso da sopra si beffi dei cagasotto…
Meglio è andata a valle con un Jean Paul che per nulla intimorito dalla corrente di poco inferiore alla volta precedente (2500 l/sec al posto dei 3000 circa quando con Gigi avevano deciso di lasciar perdere), è entrato lateralmente al flusso con una corda da 10 mm palpando il soffitto fino a sbucare dall’altra parte. Chapeau en bas ma poi è toccato a me e a Lillo seguire a bracciate quell’unica sagola in un verde opprimente con 50 cm di visibilità a favore di corrente! Malgrado una sacca d’armo con sassi sono positivo, tocco più volte il soffitto, il bombolino singolo da 4 litri a tracolla che si impiglia: tutte cosine che non fanno belle sensazioni…
Invece dei 5-6 metri dichiarati dai sub americani che per primi hanno superato il sifone detto Luropod senza però proseguire, ho contato una dozzina di metri con profondità massima di 3. Viaggio nella terra di mezzo, ci siamo detti io e Lillo…
Dall’altra parte salone, poi galleria. Ancora salone. Dopo 120 metri di nuovo su un sifone. Grande e per noi definitivo con l’altimetro che segna 20 metri sul livello del mare: troppo pochi per sperare vi siano ancora molti spazi aperti prima di arrivare alla sorgente di Balogo distante 3 Km in linea d’aria e a zero di quota… Prima di arrenderci ci buttiamo su due arrampicate. La prima in libera porta a 30 metri di condotte cieche poi nella seconda sul marcio di blocchi fangosi Lillo mette il primo ed unico spit di varie spedizioni poi qualche chiodo per arrivare ad altri 50 metri di una galleria chiusa.
Il chiodo di calata non canta abbastanza per un’auto moulinette: gli ricordo dove siamo, semmai lo avesse dimenticato…
Tra ramo principale e laterali percorriamo quasi 250 metri prima di ritornare alla realtà nella follia di quella corda controcorrente che non avrei mai lasciato.
Appena sbucato trovo Davide e Tristan che perde la sua macchina foto nei flutti dell’ultima arrabbiatissima cascata. Più sopra Guido ieraticamente avvolto dal fumo dell’ennesima sigaretta. Mi ripete che stenta a riconoscere la parte finale della grotta (esplorata proprio da lui stesso 24 anni fa), all’epoca completamente asciutta!
Provvidenzialmente i ragazzi ci daranno una mano per trasportare tutto alla confluenza dove ci ritroviamo uomini, bombole e bidoni in un ammasso di materiale assurdo. Zaini non trasportabili per due viaggi a testa in tre (visto che gli altri hanno pensato bene di dileguarsi) poi un penoso passa sacco nelle strettoie prima del campo dove alle 21:30 finalmente ricompattiamo i nostri 15 sacchi. Jean Paul e Tristan decidono di partire al volo in maniera di avvisare Lando e i porters per l’indomani; io, Guido, Lillo, Davide e un abbacchiato Marc ci gustiamo invece un meraviglioso bivacco sotto la volta di uno degli ingessi più belli del mondo. Il fornello a benzina come da manuale non funziona quindi cena ridimensionata a lattine di tonno piccante e marmellata di manghi.
Mi sveglio alle 2 per divorare una busta di mango secco. La schiena a pezzi, il collo con ancora la forma della bottiglia di Pepsi usata come cuscino. Per un attimo confondo i rumori di Marc che dorme nella sua tendina monoposto per un cinghiale, immaginandomelo come un baboy (maiale) albino cieco che grufola per Langun…
Alla mia sinistra intanto il sacco lenzuolo di lino infangato di Guido pare la copia della sacra sindone, macchie gialle di Auromicina a parte…
Apro la zanzariera. Tra mille pensieri l’alba arriva lentissima alle 5 nella danza delle rondini che volano in vortici aspettando il rientro del milione di pipistrelli: mezzora di sogno a occhi aperti fissando quel sipario azzurro. Uno dei ritratti di cielo più belli che le grotte abbiano mai incorniciato.
Matteo Pota Rivadossi
Ricordiamo che è possibile inviare sms al satellitare della spedizione collegandosi alla pagina iridium ed inviando i messaggi al numero: +881632529859
Calbiga Base Camp, Wednesday April 20th 2011 11:40 pm (5:40 pm in Italy)
We are back from a 2 days mini-camp in Langun having as a target a double dive: I, Jean Paul and Lillo downstream for exploring after the sinkhole, Marc with Davide, Tristan and Guido upstream towards the junction with the Borabot-Ludi Bito-Camparina Cave system.
Stream flow and visibility weren’t improve at all. Marc decided not to dive.
Better downstream: Paul managed to dive and go through the other side, I and Lillo followed .
On the other side a big hall, than a gallery. Big hall again. After 120 m a sinkhole again. A couple of climb and we explore 2 blind branches mapping almost 250 m.