In una grigia domenica di inizio novembre del 2014, io e Dario ci aggiravamo per i boschi di Nuvolento alla ricerca di qualche ingresso basso del sistema (ancora sconosciuto) del Rudone. Così , controllando una dolina, Dario scorgeva un buco dall’ingresso stretto ma per noi transitabile. Tornati con corde e attrezzature scendevamo (incredibilmente senza mai spostare un sasso) una serie di piccoli pozzi. Fermati però a -40m da un passaggio troppo stretto che celava un altro salto, uscivamo entusiasti senza esserci accorti di nulla.
Con altri speleo del GGB , nelle punte successive, ci rendevamo presto conto che mancava l’aria: si andava subito in affanno e si respirava male… eppure l’aria circolava. Votati alla morte disostruivamo il passaggio e scendevamo per altri 7 m. Sotto i piedi un altro salto celato da una massi instabili che bisognava assolutamente consolidare. Ma perché manca il respiro? Come sara’ l’aria la sotto? Ci sarà qualche inquinante o materiale in decomposizione? Decidevamo quindi di coinvolgere i Vigili del Fuoco per far analizzare l’aria.
Il 24 gennaio 2015 cinque pompieri entravano con un rilevatore multi-gas e due campionatori di aria. Il più audace scendeva fino a – 30m per poi risalire terrorizzato.
Passano alcuni mesi e, finalmente, l’esito delle analisi : l’unica anomalia è rappresentata dalla percentuale di Ossigeno scesa sino al 19%. Gli altri gas (monossido di carbonio e anidride solforosa) sono nella norma.
Lo scorso 11 Marzo decidiamo finalmente di tornare, pur con qualche precauzione.
All’ingresso della grotta scena anomala: 4 bombole da sub pronte a scendere in un buco dove non si e’ mai vista neanche una goccia d’acqua… qualcuno di noi ha il rilevatore multi-gas che, appena posto al di là della strettoia d’ingresso , inizia a suonare…19%…e dopo poco 18,8% e ancora 18,5%, con tono allarmato si urla << continua a scendere… siamo a 18,2%>> ! Dal basso una voce sentenzia << MORIREMO TUTTI !!! >> e subito dopo un sibilo costante fa intendere che una bombola è aperta. Tutti gli 8 presenti accalcati in una saletta, dove il Pota provvede a consolidare con delle catene grandi massi in equilibrio precario.
Dopo la messa in sicurezza scende il pozzo di circa 12m e, << Qui chiude>> urla.
<<Impossibile!>> rispondo: ricordavo molto bene che alcuni sassi buttati giù facevano presagire un vuoto di ben più di 12m… Difatti trova un pertugio tra i massi incastrati sul fondo, lascia cadere un sasso e, dopo aver udito il rumore che rimbomba lontano, non puo’ astenersi da una delle sue tipiche esclamazioni colorite….
Riusciamo a trova un passaggio molto stretto ma transitabile anche per noi; armiamo e giù per altri 26m.
La base è ancora una volta piena di massi che occludono il passaggio; si nota del fango dovuto alla risalita dell’acqua ed il rumore di un piccolo attivo. Riesco ad infilarmi tra le rocce e scendo per almeno 5 m osservando la poca acqua corrente uscire per risparire, poco piu’ in la’, in interstizi tra le rocce. Rileviamo e usciamo tutti affannati e con i soliti punti interrogativi: perché , nonostante la circolazione dell’aria , c’è carenza di ossigeno? Il rilevatore ne ha misurato la percentuale che più o meno si è mantenuta costante tra 18,2 e 18,8%…
Il Bus delle Rode si apre a quota 300m s.l.m. ; dista 600m in linea d’aria dal Fontanone del Rudone (la sorgente di Paitone, tra le più importanti del bresciano) che sgorga a 200m s.l.m.
Siamo scesi 85m, quindi molto vicini al livello della pianura. Potremmo, a questo punto, essere arrivati in prossimita’ della zona freatica del sistema Tesio – Paitone ?
Vicky
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lo speleofabbro al lavoro
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Ombre nel buio
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Insaccamento dei materiali
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si arriva sulla zona di lavoro
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consolidamento della frana
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posa delle catene
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mutazioni genetiche
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passaggio oltre la frana
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si ravana sul fondo
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inizia il rilievo
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all'uscita