Torniamo sulle creste del Monte Spino con l’intento di prendere le misure mancanti anche di questo abisso in modo da avere una visione generale di come si “muovono” le cavità in questo settore. Ormai l’idea di approfondire le ricerche in quest’area carsica è partita ed è piena di stimoli, e così per oggi si aggiungono nuove leve vogliose di esplorazioni future.
Siamo: Vicky, Max, Gibo, Serena, Davide, Simone e Denis. Oggi il GG Alto Garda è numeroso!
L’imbocco si trova a 1323 metri di quota, ma se non c’è qualcuno che ne conosce esattamente il punto, è praticamente impossibile da scovare. Scoperta nel 1995 da giovani speleologi di Navazzo, allora soci GGB ma che poi costituiranno l’attuale GGAG, deve il nome alla presenza all’interno di resti di Ursus Spelaeus, ora esposti presso il Museo del Parco Alto Garda Bresciano a Tignale.
Le morfologie interne dell’abisso sono veramente belle: dopo un reticolo di cunicoli di chiara morfologia freatica, si entra in una frattura percorsa da una bella corrente d’aria gelida che si perde poi verso l’alto, risucchiata da un salone di buone misure e che prosegue in positivo rispetto all’entrata.
Verso il basso si scendono alcune verticali intercalate da strettoie in frane di piccole dimensioni. Sembra siano state messe apposta per fare da pavimento e chiudere l’imboccatura del pozzo successivo… Poi, dopo un bel P20, si arriva profondità di 70 metri, dove una lunga strettoia (ventosa) è in fase di “messa in sicurezza”.
La posizione di questa cavità è molto interessante visti gli sviluppi del sottostante Abisso Spino che sembra dirigersi nella stessa direzione e lungo la medesima importante frattura, ma il suo fondo ha il vantaggio di trovarsi a circa 200 metri più “dentro” il Monte Spino.
Tutte le cavità riviste fino ad ora presentano una buona ventilazione, con circolazione da ingresso meteo basso. L’Abisso Spino in particolare (Lo 600) all’ingresso ha una corrente d’aria violenta e con temperatura misurata di 8°. Trovandosi tutte abbastanza in quota queste grotte, e non raggiungendo ancora grandi profondità, sono percorse da piccoli ruscellamenti e stillicidi che in caso di forti temporali si trasformano e rendono il percorso molto bagnato e nei passaggi più stretti la doccia è assicurata.
Bello vedere l’entusiasmo anche negli occhi di Denis e Simone, già vogliosi di ritornare (e sarà presto…).
Prima di fare ritorno, facciamo tappa anche alla vicina Lo 569 (Grotta di Monte Spino), dove scattiamo qualche foto rilevando il tutto: bel condottone in interstrato dal soffitto ben lavorato dall’acqua. Ne usciremo poi di corsa dal fondo inseguiti da “colonie” di mega zanzare!!!
Bene, bello!!!
La ricerca continua …
Max