Il 25 Aprile è la data scelta dagli amici genovesi per proseguire l’esplorazione di una loro grotta sul versante ovest del M. Tambura in Val d’Arnetola (Alpi Apuane), aperta da qualche mese dopo ben 8 anni di lavori distribuiti su primi strettissimi 90 metri di dislivello. E’ Francesco che insiste ad averci sottoterra per contraccambiare gli inviti alle nostre punte esplorative al Faraone, giunzione con la Fanaccia compresa.
Al solito ritrovo al supermercato di Aulla siamo io, Pota, Bengi e Frizzi del GGB con Francesco, Alessandra, Silvia e Marc Faverjon del Gruppo Martel; un saluto al Daniele di Gorfigliano e poi si sale sino allo splendido villaggio di Campocatino. Dopo 1 ora e poco più di cammino tra boschi e inquietanti resti di enormi valaghe, si è tutti all’ingresso, arroccati su un ripidissimo pendio. L’assenza del discensore nell’attrezzatura di Matteo (si proprio il Pota!), avrebbe presagito per lui una punta con qualche imprevisto…
A causa del rifacimento di vari armi, la discesa è lenta, bagnata da un continuo stillicidio. Verso i -200m , arrivando sull’attivo bello carico dal disgelo, il viaggio si trasforma in attese terrificanti accanto a grandi cascate assordanti spazzate dal forte vento. Giunti a -300 inizia finalmente l’esplorazione: dopo un paio di salti e un breve meandro, si arriva in testa a un largo pozzo che sprofonda nel soffitto di un grande salone 80×50 in cui si getta nel mezzo una superba cascata. Qui il cammino si arresta, anche se più in alto, una bella finestra, lascia presagire la sicura prosecuzione. Si decide quindi di dividerci in piccole squadre suddivise tra esplorazione, rilievo e foto.
Mentre Frizzi urla numeri, mentre Matteo urla contro le due farettiste (Alessandra e Silvia), mentre Gianluca (genovese arrivato in un secondo momento assieme ad Alice) urla nomi di attrezzi per l’armo, il fragore della cascata disturba pesantemente la comunicazione: non a caso il salone verrà battezzato “Babilonia”…
Quando Matteo decide poi di fotografare il salone dall’alto, inizia il dramma: scambiando Silvia per Alessandra, impartisce ordini che risultano eseguiti al contrario, e, per un lungo quarto d’ora, tuona contro di loro imprecazioni e urla di disperazione che mai avevo sentito così forti… Nel delirio più totale le due farettiste, alla richiesta di direzionare i flash sotto il sedere, penseranno bene di farsi addirittura dei bei bidet di luce! Io, in esplorazione con Bengi sul pozzo parallelo, mi sconquasso dalle risate!
Finite le corde a –450 circa, ormai come dei salmoni, iniziamo la risalita. Usciamo tutti all’alba e, una volta giunti all’auto, ci accoglie il solito gratificante sollievo: togliersi gli scarponi completamenti bagnati e tracannarsi una birra fresca approfittando del buffet offerto dagli amici genovesi. Alla prossima!
Vicky