Anche per me è arrivato il momento di incontrare la “grande signora”, la Spluga della Preta.
Covavo questo desiderio da tempo, forse perché al GGB sentii parlare di lei subito dopo i racconti riguardanti “papà Omber”, forse perché rimasi affascinata dal bellissimo libro “L’abisso” di Francesco Sauro. O forse perché la Spluga affascina attraverso i rilievi riprodotti nei più svariati modi, dal cartaceo al 3D.
Il timore di non riuscire ad affrontare i suoi pozzi mi hanno trattenuta a lungo; 131 m il primo pozzo, 108 m il secondo, 88 m il terzo, e poi si scende ancora e ancora… come in un mitico viaggio, per me, inesperta della speleologia.
Decido quindi di tentare un lungo pozzo verticale: mi unisco ad un’uscita di allenamento di Mauri al Ruchiti, profonda cavità sul Monte Maddalena, un pozzo di circa 110 metri.
Per risalirlo ovviamente ci impiego molto più tempo di Mauri, ma sono comunque contenta, acquisisco un po’ più fiducia nelle mie gambe.
Qualche giorno dopo Benji, informato del mio piccolo successo, mi chiede se è il caso di prepare le corda da 150 per la Spluga… trionfante rispondo di sì.
Così sabato 3 maggio Benji mi presenta la “Signora”, la mitica grotta.
Il primo salto, il pozzo 131, mi impressiona, mi tremano le mani, scatto qualche foto a Benji che scende, ma ho quasi paura a togliere le mani dalla longe di ancoraggio, sotto i miei piedi si apre un vuoto di cui a malapena vedo il fondo.
Quando arrivo alla base e guardo verso l’alto ho meno paura; riesco a percepire meglio l’immensità di questo luogo e vorrei che le persone a cui più tengo potessero assistere a questo spettacolo, perchè credo che le cose straordinarie siano da condividere.
Il viaggio prosegue, altri pozzi, qualche strettoia, le sale con le scritte storiche degli esploratori, fino a Sala Cargnel.
Per il momento ci fermiamo qui, anche Benji è d’accordo nel risalire, sappiamo entrambi che la mia progressione non sarà certo veloce.
Dopo qualche ora siamo fuori, i gracchi (che mi hanno scatenato addosso una bella sassaiola mentre risalivo) appollaiati sulla recinzione ci guardano mentre recuperiamo la pesante corda da 150 m.
Arrivederci Signora, arrivederci a presto….
Elena “Sbri”