28-29/07/14
Sabato mattina alle 6, in partenza da Brescia in direzione Gorfigliano, siamo io (Beniamino “Benji” Giori), Daniele Pirlo, Olivia Mora e la piccola Cecilia.
Il viaggio è all’insegna del maltempo e questo non ci fa ben sperare per l’ avvicinamento. In realtà, arrivati a Gorfigliano, ci accolgono l’amico Daniele e un bel soletto ma questo, ovviamente, durerà ben poco…
Risalendo la strada sterrata infatti il bel tempo piano piano ci abbandona e lascia spazio ad un forte temporale che ci perseguiterà per tutto l’ avvicinamento: con noi, sotto il nubifragio, ci sono anche Olivia e Cecilia che ci accompagnano all’ingresso, aspettando infreddolite fino al momento in cui entriamo. Salutate le nostre mitiche supporter, poi ci infiliamo.
Subito capiamo che sarà una discesa piuttosto umida… Velocemente arriviamo al p.180 dove cominciamo a chiederci se davvero sia stata una buona idea, ma in fondo io e Daniele dobbiamo pur riscattarci dall’esperienza precedente!
Il pozzone lo scendiamo tutto sotto stillicidio, a tratti anche forte; il pendolo in fondo al tiro da novanta è praticamente sotto cascata!
Arriviamo al campo un po’ bagnati, mangiamo velocemente, facciamo un tè caldo, organizziamo un solo sacco e ripartiamo.
Percorriamo velocemente le gallerie dove la volta precedente Daniele mi ha abbandonato e finalmente arriviamo alla fatidica arrampicata che aspetta da quasi 2 anni.
Tutto pronto: dal punto massimo raggiunto dal Frizzi (a 25 m dalla base) mi sposto 6 m in orizzontale e 4 m in verticale e sono in galleria ventosa, sviluppata su faglia: ci siamo, esclamo. Armo tutto per bene e Daniele mi raggiunge. Lo mando avanti ma, dopo una quarantina di metri, siamo fermi davanti ad una strettoia. Daniele, ben contento del fatto che dovevamo tornare a casa, non aveva fatto i conti col fatto che io quanto meno volevo provarla: la guardo, la studio e dico: Dani … per me ci passo. Mi tolgo allora tutta l’attrezzatura e ci provo. Tolgo il casco perché non passa, lo allungo di là dalla strettoia con la mano e io dietro a fatica… passo! Adesso mi ritrovo con un’ altra strettoia sopra la testa, stavolta meno impegnativa; la passo subito e mi ritrovo in una bella sala 20 m di lunghezza e, nel punto più largo, 7-8 m con un bel camino ed un piccolo arrivo.
Cerco cerco ma l’ aria non si trova. Noto subito una piccola nicchia a 4-5m da terra, sviluppata proprio sulla faglia, ma sembra chiusa. Decido di provare comunque ad arrampicarla, cercando di stare ben attento (cosciente del fatto che ero solo e che il Pota mi aveva sconsigliato manovre del genere…), trovo subito due buoni appigli e sono su. Lì ad aspettarmi un piccolo passaggio ventoso che porta in un altra sala. Leggermente più piccola della prima e con un altro arrivo un po’ più consistente. Cerco un po’ ma niente: la faglia si chiude e l’unica cosa che mi viene in mente è che la prosecuzione sia in alto, da dove scende l’ acqua. Ma non riesco a vedere perché esce da sopra una cengia irraggiungibile in libera. Allora decido di dare un occhiata dove si infila l’acqua e, spostando un paio di sassi, ritrovo galleria e aria!
Torno in testa alla nicchia arrampicata e riesco a dire a Daniele che vado a dare un occhiata .
Mi infilo nella galleria, un bel fossile ovale di 1 m di altezza x 2 m di larghezza con una spaccatura sul fondo che mi fa intravedere al di sotto una bella forra attiva. Proseguo per una cinquantina di metri ed arrivo ad un bellissimo pozzetto di 3 m con sul lato sinistro una bella cascatina che riesco facilmente a scendere senza bagnarmi troppo. Tralasciando qualche bivio, seguo l’aria in una condotta di 1m di diametro per una cinquantina abbondante di metri fino ad arrivare a un piccolo slargo: la condotta prosegue e l’aria si convoglia proprio in essa. Tanta roba, penso! Ma decido di tornare, visto che era più di una mezzora che avevo abbandonato Daniele.
Arrivato alla strettoia, Daniele mi aiuta ad uscirne dandomi dritte e tenendomi tirata la tuta x non incastrarmi…
Rientriamo velocemente al campo, dove dopo una zuppa e un riposino, ci organizziamo x uscire . Alle 3 partiamo e notiamo subito che l’acqua è calata parecchio, tant’è che troviamo il p.180 praticamente in condizioni normali.
Sono le 7.30 quando rivediamo la luce del sole, felici che là sotto il Faraone, ancora una volta, ci aspetta.
Benji