Epilogo degno della spedizione sono state proprio le 50 ore del rocambolesco viaggio di ritorno. Ora siamo a casa, vivi. Ma 30 giorni dopo, anche solo quel delirio ci manca già.
Dopo aver vissuto un mese di pura avventura, senza pensare a niente e a nessuno se non alle grotte, tornare ai ritmi e ai problemi quotidiani non è stato facile! Ogni pensiero è la sensazione vivida che ciò che abbiamo lasciato laggiù è più di un ricordo: è un pezzo di vita. E già i pensieri corrono a quando ritorneremo a respirare il fragore di quella sorgente.
Ma vediamo di tirare le somme di SAMAR 2015, di questa bellissima spedizione speleo e spelo-subacquea conclusasi lo scorso 5 maggio con lo straordinario risultato di 13,5 km di nuove cavità (di cui 3 km allagate) ed una giunzione da 17 km!
In Filippine dal 7 aprile al 5 maggio eravamo ben 13 speleologi italiani e sloveni. Ben sei i bresciani tra cui il sottoscritto, Maurizio “Mauri” Reboldi, Claudio “Gnaro” Castegnati, Beniamino “Benji” Giori, Daniele “Pirlo” Pirlo e Davide Merigo, bilanciati dal fraterno vicentino Stefano “Lillo” Panizzon, dal guru lecchese Luigi “Gigi Sai Baba” Casati e dagli sloveni capitanati dal caro Rok Stopar (“l’allegro chirurgo”): Tanja Polegek, Simon e Barbka Burja.
Ha preceduto il gruppo il biblico geologo veronese Guido Rossi che, con gran soddisfazione della propria consorte, era già sul posto dal 13 marzo. Ufficialmente per organizzare permessi e logistica ma di fatto condividendo con l’amico francese Paul Marcel parte della sua spedizione…
Al nostro arrivo a Tacloban si sono aggregati poi vari amici speleo filippini: Joni Bonifacio, Daryl Comagon, Carla Calagos e Zar Labtici. Più tanti altri come le due guide Lando (uno di Panayuran, l’altro di Barruz), tanti portatori o semplici amici.
Tre le aree carsiche dell’isola di Samar su cui abbiamo operato: le zone di Calbiga, Lawan e Gandara. Nell’entroterra di Cabiga è stato ottenuto uno straordinario risultato: la giunzione spelo-subacquea del complesso di Borabot-Ludi Bito-Camparina Cave (8 km) con la celeberrima e ciclopica Langun-Gobingob Cave (8 km e contenente una delle sale più grandi al mondo, 280 x 140 m!) e l’inghiottitoio di Palaspas (1 km). Entrambi i sifoni di giunzione misurano oltre 500 m per una profondità max di 25 m. Ora il complesso di Cabiga’s Caves è unico e vanta uno sviluppo di oltre 17 km, seconda grotta per sviluppo di tutte le Filippine.
Tutto questo per merito del grande Gigi Casati in splendida forma e del forte quanto umile Simon Burja: per loro abbiamo trasportato volentieri bombole in gallerie, strettoie, nuotando lungo fiumi in corrente. A loro abbiamo affidato il compito esplorativo più importante, quello di percorrere quei metri allagati che ancora separavano le principali cavità esplorate in questi anni.
Riuscire nel collegamento di almeno uno di questi mostri, beh, è stato davvero un sogno.
Un bel risultato è stato raccolto anche a Balogo Spring, la sorgente dell’intero complesso situata ad un km più a nord ed esplorata fino alla profondità di -70 per uno sviluppo di 250 m, prossimi cioè al limite dell’attrezzatura a circuito aperto in dotazione. La percorribilità dell’intero percorso idrologico sarà ovviamente l’obbiettivo della prossima spedizione magari con i rebreather… Che viaggio sarebbe entrare dall’inghiottitoio di Palaspas e uscire a Balogo per lo stesso fiume! Già scrissi che, se le grotte ai tropici non sono altro che l’idrografia divenuta sotterranea, percorrerne dei tragitti completi diventa l’essenza della speleologia stessa.
Mentre una parte del gruppo è stata sempre di supporto ai sub, l’altra detta “anachica” e capitanata dall’errabondo Guido, ha potuto dedicarsi al raggiungimento di vari target nella zona di Lawan dove ha rilevato circa 5 km di nuove grotte, interessanti drenaggi che fungendo da by-pass di alcuni fiumi, divengono ovviamente pericolosissimi dopo poche gocce d’acqua…
Non lontano, approfittando sempre delle eccezionali condizioni meteo, è stato finalmente possibile concludere il rilievo nella acquatica Guintoble, sospeso dal lontano 2008! La cavità ora misura 3500 m e raggiunge la profondità di -172 contendendosi il primato di grotta più profonda dell’isola con l’ultima esplorata a fine aprile dal team di Jean Paul Sounier nella zona di Las Navas, costretto in zona dopo che gli sono stati negati i permessi di immersione nella sua Can-Yawa (13 km di sistema nell’area Sud-Est di Calbiga).
Privi degli sloveni rientrati dopo le prime 3 settimane, ci siamo spostati ben più a nord, nei pressi del villaggio di Barruz (4-5 ore di navigazione su fiume da Gandara o 2 ore di camion 4×4 quando non piove…) dove abbiamo sfiorato di un pelo (forse poche decine di metri) la seconda giunzione: addirittura da oltre 25 km tra la roboante Male-ho (ora 10 km e percorsa da 2-3 metri cubi/sec.!) ed il vasto complesso di Sulpan Cave (aggiornato a 14 km, terza cavità per sviluppo delle Filippine). C…o! 25 km di giunzione s-f-i-o-r-a-t-i! Nonostante i 500 m di gallerie sommerse esplorate dall’esperto Gigi Casati (che prima ha incontrato forti correnti fino a fermarsi sul nulla in freatici da 20 m di larghezza in due direzioni diverse), nonostante gli sforzi in alcuni cunicoli aerei molto ventosi, la sospirata giunzione non è arrivata.
Comunque le solitarie di Gigi in compagnia della statica da 100 m per non essere portato via, i chilometri di grotta percorsi da tutti noi con le bombole a spalle, le 12 ore al giorno di fango e pietre viscide alla fine – magra soddisfazione – hanno permesso di ricostruire la diabolica architettura di questa zona allagata. Un vero rebus con faglie che deviano di 180° il collettore più volte! Ora sappiamo dove andare, è solo tutto rimandato alla prossima volta…
Conclusioni
Dopo il tentativo spelo-subacqueo del 2011, fermato da un’alluvione epica per Samar, questa volta siamo stati graziati da un meteo perfetto. Poi la fortuna di esplorare tanta roba nuova: anche i tratti di collegamento allagati che in carta parevano brevi hanno regalato sifoni da centinaia di metri!
Alla fine torniamo con 13,5 km e una bella giunzione: certo, dobbiamo esserne soddisfatti. Peccato davvero che quei c….ni di guerriglieri maoisti dell’NPA (New People Army) ci abbiano impedito due importanti obiettivi: l’immersione a Kalidungan, la sorgente del Calbiga River che con i suoi 20 metri cubi è una delle sorgenti carsiche più grandi del mondo e l’enorme traforo individuato in zona Matuguinao dove un gran fiume sparisce e ricompare dopo chilometri. Avremmo fatto sicuramente il botto! Se non fosse che in quest’area la situazione politica è apparsa davvero pericolosa quanto surreale ed inestricabile con l’esercito che pare collaborasse con una gang di assassini organizzata per stanare i guerriglieri, la polizia che indagava e noi speleologi addirittura sospettati di fiancheggiare gli uni e gli altri! Dopo essere stati bloccati armi in pugno almeno due volte (1994 e 2004), dopo le avvisaglie del 2012 con le raffiche di M16 e le granate avvertite in foresta, da questo giallo hollywoodiano quest’anno ne siamo rimasti fuori volentieri!
Dar vita ad una simile spedizione è stata per me una bella responsabilità: a parte lo stress organizzativo ad esaurimento degli ultimi due mesi prima della partenza, arrivati là con tutto quel materiale, era obbligatorio rilevare quanti più chilometri possibili tenendo gasati tutti i miei compagni, dai più smaliziati ai tanti ragazzi nuovi che per la prima volta si sono trovati alle prese con il gigantismo della speleologia tropicale. Bello davvero che su 13 persone son ci sia stato nessun cercatore di gloria, nessun eroe da titoloni. Come sempre nel nostro stile… Un grazie a loro per la loro abnegazione, per avermi regalato una spedizione perfetta anche dal punto di vista umano!
Inoltre nessuno si è fatto male ne’ si è ammalato (a parte qualche raffreddore e piccole ferite infette), particolare non trascurabile viste le statistiche… Personalmente è stata una rivincita, visto che nel corso della precedente spedizione del 2012, ho preso una pericolosa encefalite virale, l’ameba e pure una seconda ancora sconosciuta parassitosi che assieme mi hanno regalato 3 ricoveri e 4 mesi di astenia!
Come al solito laggiù ci siamo affidati ai portatori locali, sempre insuperabili nel muoversi in foresta come in grotta. Che dire, se tornando dal fondo di Langun, sono riuscito a distanziare di pochi minuti uno dei più resistenti che correva con bombola in schiena come me ma addirittura scalzo?
A Barruz in particolare abbiamo goduto ancora una volta della familiare accoglienza della famiglia Calagos, papà, mamma e 16 figli! Difficile davvero venirne via, impossibile non pensare a tornarci presto! Un grazie infinito, vi abbracciamo tutti!
Come in un rituale io e Guido abbiamo stencato l’ultima San Miguel gelata all’aeroporto. Dandogli una pacca sulla spalla, ho brindato con lui a questa ennesima avventura. Ovviamente dopo essersi ossigenato a dovere nella smoking area: “Caro vecio, bella spedizione. Se tirassimo le somme di tutto quello che abbiamo esplorato a Samar in una decina di volte, supereremmo i 120 km! Poco importa se potremmo venderlo come il più grande risultato esplorativo mai conseguito da speleologi italiani all’estero. Noi ci terremo la desolante soddisfazione di avere annerito altri punti di quelle mappe ipnotizzanti zeppe di depressioni. Sogni e segreti per cui non basterebbe nemmeno un’altra vita.”
Matteo “Pota” Rivadossi
In attesa di montare un video fiammante, giusto per capire il contesto, potreste dare un’occhiata al link di Samar 2012: https://www.youtube.com/watch?v=hxEIc14NfNg
SAMAR 2015 ringrazia i partner tecnici Camp, Montura, Alpstation Brescia, Alp Design, Amphibious, Universat Italia, Lorenzo Caramazza, gli sponsor privati, i numerosi fans e tutti i soci del Gruppo Grotte Brescia.