Casa di Sherwin Orbeta, Gandara, 18 aprile 2017 ore 12:15 (6:15 in Italia)
Ciao a tutti da Gandara! Io, Antonio e Carlisa siamo arrivati in un’ora di moto da Barruz. Strada che migliora ogni volta ma che ancora non risparmia un’appiattimento di culo garantito! Approfittiamo di questo giorno di riposo per far spese e per mandarvi un degno aggiornamento.
Pasquetta, gita fuoriporta al Traforone!
Ieri abbiamo fatto una tirata pazzesca: partiti alle 5 da Barruz, siamo arrivati a Matuguinao un’ora più tardi, in orario perfetto per l’appuntamento con Romeo, il barangay captain di De It che ci accompagnerà al traforone. La mezzoretta di cammino troppo ottimisticamente prevista da Guido (per l’occasione ribattezzato Gangialf il bianco) si trasforma in un tormento di quasi 3 ore tra guadi e fangaie separati da saliscendi con veri e propri canyon da disarrampicare. In uno di questi incrociamo addirittura una bambina con un neonato a tracolla…
Scivolate ogni metro. Metà degli sforzi sono per reggersi in piedi poi l’ennesimo guado. Ma possibile che il villaggio di De It sia così lontano? Finché non tiro fuori il gps che mi da 1,4km a destinazione aleggia l’incubo scuro che per arrivare alla grotta da lì servano altre 3 ore. Gangialf, che aveva già iniziato ad accusare malori psicosomatici, tira per primo un respiro di sollievo…
Ecco finalmente dopo bellissime palme i primi tetti in lamiera di De It. Sosta a casa di Romeo, assopiti, bagnati fradici sdraiati sulle assi in attesa della ricca colazione a base di riso con gallina lessa e papaya. Poi ancora lungo il fiume: il traforone è davvero a mezzora!
Zero copertura calcarea, nessun affioramento. L’ingresso principale è confuso ed improbabile parzializzato da tre finestre a due passi dall’impraticabile risorgenza: a sei anni dalla prima idea di raggiungerlo francamente ci aspettavamo qualcosa di monumentale, pazienza.
Con i locals entriamo in una bella galleria che dopo 300m si affaccia su un enorme salone occupato in gran parte da un lago perfettamente circolare. La cascata che vi si getta è inarrivabile, ci buttiamo nel fossilone di destra ma nulla, ritorna verso l’ingresso: ma non doveva essere un traforo lungo chilometri che collegava a barangay Libertad?
I locals ci rassicurano che l’ingresso della traversata vera e propria è sopra: dopo 100 m di foresta eccomi nel vento furioso di una galleria 10 per 5. Sono incredulo, sono davvero al cospetto del Traforone. O meglio di quanto ho idealizzato sognando a cosa corrispondesse quella doppia linea tratteggiata dai topografi in carta! Sognata mentre un groviglio di problemi di guerriglia parevano relegarla a pura chimera.
Beh, ora ci siamo! Risaliamo ignorando la forra a valle che sicuramente porta verso il salone della grotta sottostante, penso. Ci aspetta un chilometro nel vortice di un fiume di pipistrelli, di aria e fanghi che sanno di guano tra laghi neri a nuoto e lungo fantastiche gallerie senza che abbiano però la taglia di quanto immaginato negli anni. Dopo un chilometro sbuchiamo in un profondo canyon in foresta. Piove con il sole che disegna psichedelici giochi di luce. Sappiamo che dietro l’angolo c’è il villaggio di Libertad ma non abbiamo il permesso di arrivarci.
Ok, allora via con le 2 squadre di rilievo e la terza video foto diretta dal solito pota kubrik…
All’ingresso basso Lillo scende come prevedibile nel buio del grande salone collegando con la grotta sottostante. Poi altri 500m di rilievo lungo livelli di gallerie diversi in compagnia di ben 4 ibingan (cobra neri)!
Alla fine il Trafor One (così ribattezzato) esiste davvero, è lungo due km ed è effettivamente conosciuto come via di transito tra due diversi villaggi. Quando arrivano gli ultimi due rilevatori e tempo di una strizzata ai calzari con i piedi che piangono attriti di giorni poi si riparte: Romeo e le 3 ore di scivolate ci aspettano. Che viaggio pazzesco!
Riassumendo questi ultimi giorni: sabato eravamo in 4 ad accompagnare Simon di nuovo al fondo lontano di Male-Ho: si è immerso nel laghetto più lontano girando vari centinaia di metri tra rami chiusi poi trova un’uscita solo 130m oltre il limite di Gigi Casati del 2015. Simon tornato da noi decide di ritornarvi esplorando senza bombole un troncone di enorme galleria poi chiusa. Tralasciamo il fatto che dovrà rifarsi il percorso una terza volta vista che si era dimenticato il casco, praticamente 2km di acqua in totale!
In 5 domenica, al posto di riposare, ci siamo sparati un giretto in Sulpan con l’obbiettivo di verificare un punto di domanda verificato poi chuso: risultato oltre ogni aspettativa con 500m di rilievo tra gallerie parallele ed un’arrampica mai notata prima! Ora il complesso Male-Ho-Sulpan misura bel 27,600m!
Sempre che l’inarrestabile sub ovviamente oggi non aggiunga qualcosa! Con Marjan e Katarina oggi è a Libon per tentare l’immersione a monte in direzione delle probabili perdite del fiume di Mabuay. Forza slovenian sniper!
Un abbraccio a tutti quelli che ci seguono
Pota